“i’ve worked in art studios for 20 years and there are moments of half-thoughts, residues and remnants of tools, mediums, and creative actions strewn about, collected on tables, shelves, drawers, and in vessels. the artifacts of artful action can function as histories that chronicle the artist’s studio residence. have you ever examined a used bit of chalk pastel after it has been thoroughly employed in a project?  it is caked with other colors, dust, and fingerprints of the artist. there are casts of other colors on the fragment as it was mixed with blues and reds, violets, and greens.   medina zabo’s sculpture prompts me to recollect the experience of the studio, of pigments explored and used. of the action and process of the artist and their tools.”

curator elizabeth winnel, artrepreneur_ny 

“this sculpture is an exploration of the beauty in both the science and mythology of oxidation, expresses brutally violence and an effusion of life.”

curator matt rota,  artrepreneur_ny 

“in her artistic practice medina zabo is fascinated by an almost paradox question: how to investigate fundamental structures and essential principles with elements in transition. transformation and construction, metamorphosis and crystallization – both in literal and metaphorical senses of the words – are inspiringly displayed in her works of art made with natural materials, including parasited beeswax and stearic wax, thus searching for parallels between natural and man- made structures and social patterns.”

curator zoltán somhegyi, in contemporary identities art magazine #8

“(..) medina zabo approfondisce le capacità di azione e reazione di svariati materiali, alle volte industriali, concentrandosi, mediante reagenti, sulla restituzione del pigmento sulla superficie e declinando quest’ultima al pari di una membrana vibrante e pervasiva.
infine, nella convinzione – derivante dal metodo antilogico – del fatto che intorno a qualsiasi tesi possano essere addotte ragioni opposte e di identica forza, la mostra sottende, più o meno esplicitamente, un invito a concepire la ricerca artistica odierna in termini sistemici, dunque come un ente che si espande orizzontalmente verso una pluralità di orientamenti senza gerarchie seguendo dinamiche di causa, concausa, effetto e effetto collaterale, anziché lineari, quindi assecondando semplicistici rapporti unilaterali di causa effetto sempre meno adeguati per risolvere l’articolazione della contemporaneità.”  

curator davide silvioli, diversioni, roma 2019

“medina zabo hides interiority under piles of wax, from which new lives are preparing to emerge. wax is animal matter full of a real microbial universe in constant transformation, invisible most of the time, but always ready to manifest itself _ la cera ha una doppia valenza: organica e chimica, ma in entrambi i casi è sottoposta a processi di trasformazione fisica che, rendendola duttile, la destina a funzione protettiva. ci sono vite pronte a sbocciare all’interno delle strutture plasmate da medina zabo, larve depositate dalle tarme della cera, predisposte a condividere una vita comunitaria con le api. processi interni che l’artista individua anche con oggetti inanimati come peluches, ferro, asfalto, fin’anche pastasciutta. in quest’ultimo caso è ancora il processo interno a trasformare la conformazione del blocco, che vive meccanismi metamorfici di cui è impossibile prevedere durata e risultato finale. la cera emana odore e la sua conformazione lattiginosa produce effetti opalescenti che variano al variare dell’incidenza luminosa, così è possibile scorgere questi mondi interni, dove nuove vite si preparano alla prossima emersione.”

curator andrea baffoni, brana mondi paralleli, omaggio a brajo fuso, fabrizio fabbri editore, 2018

” (..)”ogni opera presentata nella mostra “in buono stato” è in divenire, la cera parassitata ha una stabilità che muta con le condizioni ambientali ed il tempo; ed elementi come il ferro e il legno sono “ancore” cui affidarsi nella fragilità dei materiali scelti per raccontare il flusso di vita, di coscienza. il concetto di entropia che definisce l’ordine come una disposizione improbabile degli elementi, ‘senza tenere conto se la forma macroscopica di tale disposizione sia strutturata armoniosamente o invece deformata nel modo più arbitrario’ entra in modo laterale nelle opere di medina zabo e attiene soprattutto al contributo che vite esterne (quelle delle larve nella cera parassitata) possano contribuire a definire l’aspetto finale dei suoi lavori. “in buono stato” vuole essere una finestra contemporanea sui quattro elementi della natura con l’umiltà di chi sa che solo ascoltando in silenzio la metamorfosi di ogni elemento, può coglierne l’essenza e trascenderla fino a creare arte.”

curatorship by river of trees, “in buono stato” solo show, curva pura, roma 2018  (o.r.a. prize)

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